Vi propongo un articolo che ho pubblicato un po' di tempo fa sul portale Greenplanet.
Mi sembra tuttora attuale, anche perchè la riflessione sul "cibo-spazzatura" è sempre molto vivace.
Giochi elettronici e patti digitali per una nuova agricoltura
di Pier Francesco Lisi
Dirigere virtualmente una grande catena di fast food per comprendere le dinamiche che stanno portando alla hamburgerizzazione (e non solo) della società
I giochi elettronici, da giocare sul computer, sul televisore o sul cellulare, sono ormai entrati nelle nostre abitudini. Ovvio allora che ci si serva di questo strumento non solo per alimentare l'industria del divertimento, ma anche per combattere battaglie giuste o, comunque, per far riflettere. È il caso di un gioco disponibile nel sito
www.mcvideogame.com che permette di cimentarsi nella direzione di una grande catena internazionale di fast food, potendo operare contemporaneamente come responsabile della produzione in campo di mangimi e bestiame, come responsabile dell'allevamento in stalla, come direttore di un fast food e come manager dell'intera compagnia. Di questo gioco si è occupato di recente sulle autorevoli colonne de
El Pais, il più importante quotidiano spagnolo,
Gustavo Duch Guillot, direttore di Veterinari senza Frontiere. L'interesse recente degli spagnoli per il tema degli hamburger nasce dalla opposizione del governo Zapatero alla campagna pubblicitaria della catena Burger King per il nuovo super panino Whopper Triple.
Nel suo articolo
Guillot spiega la sua esperienza di giocatore di McVideoGame e, quindi, le lezioni che ha imparato dal gioco. Provando a occuparsi soprattutto della produzione agricola, Guillot ha scoperto che per riuscire a restare in sella e non farsi licenziare, bisogna avere pochi scrupoli: spostare la produzione in paesi poveri dove si può corrompere il sindaco per avere nuove terre oppure tagliare la foresta senza tanti problemi, usare soia transgenica per aumentare (in teoria!) la produzione, e poi accelerare l'ingrasso delle vacche a bassi costi usando scarti industriali, farine animali e ormoni. Quando qualche animale, dopo aver mangiato tante schifezze, si ammala, l'importante è bruciarlo al più presto ma solo per evitare il contagio con gli altri capi.
La tesi sostenuta da Guillot è che il modello incarnato dai fast food non riguarda solo uno stile di alimentazione (e di vita) dannoso per la salute umana. Un problema che, peraltro, sicuramente esiste: anzi, sembra non esserci fine nella corsa al suicidio alimentare, come dimostra il caso dell'hamburger da ottomila calorie (sì, avete letto bene, ottomila) in vendita in un fast food dell'Arizona con l'imbarazzante nome di
Quadruple Bypass Burger.
Guillot sostiene che
le catene dei fast food “esemplificano tutte le diseguaglianze tra le società ricche e obese e le società povere al servizio delle prime”. Lo stesso sistema di produzione legato alla hamburgerizzazione della dieta prevede la sostituzione di un regime alimentare ricco di proteine vegetali (come era, ma non è più oggi, la dieta mediterranea) con proteine animali, in particolare la carne. Questo cambiamento attiva una serie di conseguenze a catena che portano alla diffusione degli allevamenti industriali, in cui il bestiame non è più inserito in equilibrio con l'agricoltura ma, anzi, entra in competizione diretta con l'uomo per alimenti come mais, soia e addirittura pesce. “Così - conclude Guillot - secondo gli ultimi dati forniti dalla Fao nella Giornata Mondiale dell’Alimentazione, tra le persone che vivono nei paesi poveri, come quelli del Sud America, 850 milioni soffrono la fame, mentre attorno a loro la terra ed il mare sono destinati all’ingrasso del bestiame”.
Affermazioni forti, quelle di Guillot, su cui vale la pena riflettere. Anche perché non sembrano riflessioni isolate. Basta pensare al
Patto ecologico, lanciato in Francia come una mina vagante sui candidati alla presidenza della Repubblica da Nicolas Hulot, noto giornalista televisivo (si tratta delle elezioni 2007, poi vinte da Sarkozy, ndb). Il Patto prevede dieci obiettivi e cinque proposte che i candidati all'Eliseo - se lo vorranno - dovranno impegnarsi pubblicamente a sostenere. Il Patto è già stato sottoscritto on line da oltre 470mila francesi e rischia di diventare il vero fatto nuovo delle elezioni presidenziali francesi. Bene, tra le cinque proposte ce n'è una che riguarda l'agricoltura: spostare gli aiuti europei per gli agricoltori verso i prodotti di alta qualità, in particolare quelli biologici e quelli a denominazione d'origine.
Il Patto parla in particolare della riconversione verso i prodotti di qualità di tutta la ristorazione collettiva e, soprattutto, afferma che la Francia dovrà chiedere una riforma della Pac (la politica agricola comunitaria) basata su questi principi. Un punto in sé dirompente, se pensiamo che proprio la Francia ha condizionato, più di tutti gli altri paesi, l'evoluzione della politica agricola europea. Tematiche importanti, come si vede: riflessioni che forse vale la pena di portare con forza anche nel nostro paese, dove ci accontentiamo di salutare come un grande successo una Finanziaria che ha fatto qualcosa di concreto per il settore agricolo, ma che certo è molto lontana da proporre una riforma radicale della nostra agricoltura.